venerdì 24 dicembre 2010

• Buon Natale


Matteo Renzi ha ricordato una frase di Rostand che, si dice, La Pira amasse molto:
“Bisogna credere alla luce nonostante la notte. E bisogna forzare l'aurora a nascere, credendoci”.
Mi piace molto l'idea che in un tempo di crisi compito delle Comunità e di chi ne gestisce i poteri per conto delle persone che vi risiedono possa essere quello di forzare l'aurora a nascere.

martedì 30 novembre 2010

• Fazio/Saviano, sorpresa ed amarezza


In queste settimane forti sono state le reazioni alla parte che il format “Vieni via con me” [scritto da Michele Serra e messo a punto da Fazio e Saviano per RAI-3] ha dedicato ad alcune storie drammatiche di ‘fine-vita’. Ha posto in primo piano il dramma di chi ha staccato la spina. Ha ignorato quello delle centinaia che la spina non hanno staccato. Sollecitati a colmare la gravissima lacuna, si sono rifiutati. Il tanto di buono e positivo che sugli altri temi investiti avevano riversato nel loro format è stato avvolto in un alone di nebbia fitta. Su Avvenire del 26/11 il direttore Tarquinio scrive; «E ora che pure il Consiglio di amministrazione della Rai, ha detto: «Fateli parlare»? Ora niente, dicono, Fazio e Saviano. Per loro è «inaccettabile». Quelle voci – e già temevano di averlo capito – sono inaccettabili. Beh, non si somigliano proprio Fazio e Saviano quando mostrano l’audience e voltano la testa, con aria – loro – da vittime (o, forse, non somigliano all’immagine di sé che ci avevano dato). E non si somiglia nemmeno Paolo Ruffini, direttore di Raitre e intellettuale limpido e rigoroso, quando afferma che niente di «non detto» e di negato c’è stato nel programma che sulla sua rete ha avuto il maggior successo di sempre.». Antonio Socci su ‘Libero’ ribadisce:«Purtroppo ieri, Michele Serra, ha liquidato col ditino alzato la richiesta di molte persone affette da gravi malattie, che lottano per vivere e per vivere in condizioni migliori, di potersi raccontare in quel programma così come, nello stesso programma, è stata raccontata la storia di Welby e degli Englaro. Da una settimana questi malati lo chiedono ogni giorno dalla prima pagina di "Avvenire", denunciano che si sentono soli, silenziati e che vogliono continuare a vivere. Ma a quanto pare Serra, Saviano, Fazio e compagni, hanno decretato che costoro non hanno diritto di parola nella "loro" televisione. Certo la pietà verso il dolore degli altri esseri umani, visitati da malattie terribili, non è un dovere di legge. Ma quando si tratta di televisione pubblica è anche un problema collettivo.» Anche se probabilmente non riuscirò mai ad accettare il tono di Socci, condivido la sostanza delle osservazioni di Tarquinio e Socci a Serra.

Sembra di avvertire nel sottofondo una pregiudiziale, sciocca e superficiale:«Lo vedi se gliel'ho detto a que' pretacci!». Interpreto, così, alla livornese, comportamento e stile di Fazio/Saviano sul tema delicatissimo del fine-vita; sulle pregiudiziali laiciste che avevano governato la scelta di quelle sole narrazioni. È incredibile che non si siano resi conto di quello che dicevano a giustificazione della eutanasia - attraverso la narrazione dei due casi drammatici; del male che facevano in particolare alle centinaia di altre famiglie che avevano fatte altre scelte - altrettanto drammatiche; in altrettanta solitudine; in difficoltà personali, familiari ed economiche travolgenti; che in ogni momento della loro esperienza - durante la malattia dei loro cari e dopo la loro morte - erano posti brutalmente di fronte ai problemi della nascita, della vita e dell'esistenza.

Credo che si debba guardare con grande pietà e rispetto alle sofferenze terribili dei diretti interessati ed alle persone che sono loro vicine ogni giorno, in ogni momento. Non è con superficialità ideologiche o, spesso, di maniera che si affrontano tali prolemi. Prima che disumano è disonesto. Prese di posizione come quella di Serra, non sono di destra, di centro o di sinistra. Sono semplicemente espressione di impegno ad esorcizzare o attenuare gli effetti di ciò che fa comunque soffrire: “non vedo, nascondo, distruggo l’immagine di quello che provoca dolore ed orrore”

mercoledì 17 novembre 2010

• Asia Bibi. "Dio ci ha creati liberi"


In questi giorni la comunità internazionale ha seguito con grande preoccupazione la difficile situazione dei cristiani in Pakistan, spesso vittime di violenze o di discriminazione. In modo particolare, oggi esprimo la mia vicinanza spirituale alla signora Asia Bibi e ai suoi familiari, mentre chiedo che al più presto le sia restituita la piena libertà. Prego per quanti si trovano in situazioni analoghe, affinché i loro diritti siano pienamente rispettati: così il Benedetto XVI all’udienza generale.

Asia Bibi – 45 anni, cinque figli – è condannata a morte per blasfemia. In una intervista di questi giorni il vescovo Antony Rufin (vescovo della diocesi di Islamabad e Rawalpindi) ha detto: «la legge sulla blasfemia resta un grosso limite per la nostra vita quotidiana perché ci espone ad abusi e alle violenze degli integralisti. Viene usata magari per vendette personali e si trasforma in persecuzione. Va abolita, è anticostituzionale. Anche la società civile del Paese si sta mobilitando su questo tema, compresi molti intellettuali islamici moderati. Ma l’influenza politica dei fondamentalisti è molto forte, non sarà facile abolire o emendare la legge.» Ha proseguito: «Il caso di Asia Bibi è illuminante. La maggioranza dei cristiani, che sono il 3 per cento della popolazione di un Paese che ha 162 milioni di abitanti, è povera. Sono soprattutto operai e contadini che non hanno studiato, persone semplici. Spesso accade che un cristiano mentre entra in un negozio o sta lavorando, si senta rivolgere all’improvviso domande sulla sua fede. Affermare di credere in Cristo e spiegarne le ragioni basta a far scattare la denuncia per blasfemia. Noi mettiamo in guardia i fedeli dal tenere discussioni religiose in pubblico. Ma la legge viola i diritti umani.»

Scrive Accattoli sul suo blog: “La condanna per Asia Bibi è stata pronunciata il 7 novembre dal tribunale del distretto di Nankana (Punjab). Il fatto è del giugno 2009: al lavoro nei campi con altre donne, di fede musulmana, viene accusata dalle compagne di “impurità” in quanto cristiana. Lei si difende ricordando come Gesù sia morto sulla croce per l’umanità e chiedendo alle altre che cosa avesse fatto Maometto. Quest’argomentazione le è valsa l’accusa e la condanna per blasfemia.”

Unirsi all’appello ed alla preghiera del Papa non è solo una urgenza civile ma anche un atto di amore che conferma la nostra scelta di essere seguaci di Cristo.

sabato 21 agosto 2010

• Il nodo alla gola!


Ormai ce lo aspettavamo, Mons. Ablondi, don Alberto, aveva fatto da tempo le valige e ci stava salutando.

È il momento di riflessioni e verifiche. È il momento dei ricordi, del recupero delle condivisioni.

Quanto amore in quegli sguardi ed in quegli atti; quanta testimonianza evangelica nei piccoli e nei grandi momenti; quanta curiosità e voglia di conoscere e capire! Fu la prima impressione quando in fondo al corridoio del primo piano, in curia, guardò quel gruppetto di fucini che, accompagnati dal suo segretario, stavano muovendosi per un incontro con mons. Guano, già ammalato.

Erano gli anni ‘70 ed ero segretario generale della Cisl livornese. Quella impressione si rafforzò quando venne nel mio ufficio don Munaro per organizzare un incontro di Lui con ciascuna delle organizzazioni sindacali confederali dei lavoratori presso le loro sedi e quando (guardando qualche giorno dopo le fotografie dell’incontro con la Cgil) una risata piena investì la foto del buon Sergio Manetti, segretario della stessa: sembrava che baciasse la mano di Ablondi! Dilagò nella commozione con la quale mi disse che suo padre si chiamava come me: Ettore e che era tra i primi cislini di Sanremo.

Un legame - di stima ed amicizia - molto forte e che si rinforzò ancora di più - se possibile - via via che la presenza di don Vincenzo (anni dopo vescovo di Belluno-Feltre) assumeva un ruolo diocesano e che don Corretti e Padre Piva facevano vivere il gruppo della pastorale sociale e del lavoro.

Un legame che trovò nel momento della partecipazione al convegno di Palermo della Chiesa italiana un passaggio altissimo. Vedo ancora la curva dello stadio - durante l’assemblea finale dei partecipanti - con lo striscione ALBERTO - MAI DIRE ORMAI innalzato dai giovani palermitani nel ricordo dell’incontro anche con Lui nelle sere precedenti. Lo vedo ancora alzarsi in piena Assemblea per condurre deciso davanti al Pontefice la delegazione degli ospiti cristiani, non cattolici. Lo vedo ancora mangiare con don Vincenzo e tutti noi l’uva che ci era stata donata da alcuni raccoglitori. Lo vedo che, facendo l’occhiolino di complicità, entrava col nostro gruppetto per mangiare dolcetti in una pasticceria locale o si congratulava per alcuni interventi che avevamo fatto nelle Assemblee tematiche.

Emblema di una Chiesa ‘viva’.

Stop! Riemerge il nodo alla gola.

Non mi vergogno. Altre riflessioni in altri momenti!

Ciao, monsignore! Continua a darci una mano.


Il mio "bravo e grazie" ad Alberto Ablondi: [http://www.luigiaccattoli.it/blog/?p=5201]

mercoledì 18 agosto 2010

• Caccia al nomade e al diverso


In Francia è aperta la caccia al nomade e ai Rom. Le gendarmerie sono mobilitate. «Domani volo di linea per la Romania, 700 espulsi entro la fine del mese», si legge nelle cronache di questi giorni. Il ministro dell’immigrazione Eric Besson respinge la parola «rafle» (retata) perché automaticamente evoca gli anni di Vichy con la polizia francese che aiutava a riempire treni diretti verso la Soluzione Finale.

Noi rimandiamo dei disgraziati in fuga dall’inferno al di là del Mediterraneo. Spesso li sottoponiamo a schiavitù umilianti anche nella nostra Italia e li cacciamo da bidonville, piccole e grandi, delle zone più disastrate delle nostre città. Non un progetto inclusivo effettivamente e permanentemente praticato, verso queste persone e verso tutte quelle che - anche italiane - sono ad analoghe servitù.

Dosi di xenofobia e razzismo giustificate in varie forme, spesso invocando la 'sicurezza'.

Riemerge - non solo in Europa - in forme nuove quanto aveva portato alle deportazioni del '900. Non si affrontano i problemi né si cercano forme di convivenza fra le varie culture e religioni, ma si persegue l'utopia di sradicarli e nasconderli. Quando si fa così (lo dice la storia dell'umanità) si dimostra solo la nostra debolezza e si esaltano i nostri egoismi.

Di questi tempi la Chiesa e le varie manifestazioni cristiane (quando richiamano coerenza - anche civile - con la Parola) vengono combattute con violenza e prepotenza dai cultori dell'homo homini lupus e delle élites meritocratiche accompagnate dalle limitazioni strutturali della mobilità sociale. Mai tante guerre civili 'fredde' e 'calde', figlie di intolleranza ed isolamento. Ancora tanta schiavitù, gestita ed alimentata.

Dobbiamo - tutti - rimboccarci nuovamente le maniche dovunque si abiti o siamo stati allevati.

sabato 7 agosto 2010

• «Una proposta anticristiana»


Sul numero di luglio della rivista MOSAICO DI PACE [http://www.mosaicodipace.it/], il giornalista RAI Aldo Maria Valli ha sviluppato una riflessione, di cui richiamo per brevità solo la parte iniziale, per la sua rinnovata attualità in conseguenza della chiarezza identitaria sempre resa più evidente dalle varie forze partitiche in campo. Titolo ed occhiello: «Una proposta anticristiana.Tutto ciò che oggi si riveste falsamente di identità cristiana e si arroga il ruolo di paladino di valori morali non è altro che una nuova religione: pagana e del tutto antievangelica» Scrive Valli:«Anche se oggi è piuttosto arduo identificare i profili delle diverse proposte politiche in campo in Italia, si può dire, con sufficiente sicurezza, che non ce n’è una oggettivamente più anticristiana e anticattolica di quella rappresentata dalla Lega Nord.

Sia sul piano dei contenuti sia su quello dei simboli (che in politica contano parecchio), la Lega sviluppa suggestioni, esprime un pensiero e dà corpo a un insieme di iniziative che vanno nella direzione opposta rispetto al messaggio evangelico. Se il Vangelo di Cristo è accoglienza, solidarietà, amore per il prossimo, giustizia, uguaglianza, misericordia, compassione e fiducia, la Lega nasce e si propaga predicando esclusione, diffidenza, separazione, condanna, razzismo (nel senso tecnico di convinzione secondo la quale esistono genti le cui attitudini e capacità sono superiori a quelle di altre), nonché una buona dose di paura fondata sull’evocazione di una minaccia costante. Bossi e i suoi non solo non hanno mai fatto nulla per nascondere o camuffare questi contenuti ideologici, ma hanno sfruttato ogni occasione per metterli in mostra accentuandone i tratti, anche dialetticamente, nel modo più aggressivo. Basti pensare agli attacchi del senatùr a Giovani Paolo II, come nel 1997, quando disse che “il papa polacco pensa solo al potere di Roma” e “ha investito nel potere dimenticando il suo magistero di spiritualità e di evangelizzazione”. Affermazioni, lo ricordiamo, benedette da don Gianni Baget Bozzo, che parlò di Bossi come di un leader carismatico che “gode di un consenso metapolitico, quasi spirituale”. L’armamentario simbolico della Lega (con le ampolle piene di acqua del dio Po, le adunate sul pratone di Pontida, i giuramenti di fedeltà in stile medievale) è stato escogitato in coerenza per dare supporto e rafforzare questa ideologia anticattolica.». In vista dei temi che affronterà la prossima Settimana Sociale dei Cattolici, che si svolgerà a Reggio Calabria, credo che sia opportuna una approfondita riflessione anche su questo aspetto del problema «politica” che tra gli altri ci si pone; soprattutto tenendo conto del possibile ruolo dei cattolici nel presente quadro socio-economico.

giovedì 5 agosto 2010

• Calcio a pranzo


Sul MESSAGGERO del 3 agosto 2010 leggo: CALCIO A PRANZO - “ Monsignor Mazza ai microfoni di Radio Vaticana: «Domenica snaturata, deleterio per le famiglie» Si tratta di una vera invasione di campo.” Aggiunge: “ questa situazione, che in qualche modo lede quello che è un minimo di stile familiare, cioè lo stare insieme, come può essere il pranzo, il sedersi a tavola, il ritrovarsi con i familiari ma anche con gli amici ed i parenti». «La famiglia - ha aggiunto - è uno snodo importantissimo, non possiamo “svenderlo” ad altri eventi, a meno che non siano eventi eccezionali».

«Lo spostamento delle partite al sabato ed anche alla domenica, questo spalmare il calcio sul tempo dell’uomo e sul tempo della domenica credo - ha ribadito - sia una forzatura. Direi, allora, che occorre, anche qui, riprendere in mano il senso profondo dei valori veri dell’uomo, della famiglia, del calcio e di tutto quello che è la nostra civiltà italiana. Bisognerà ripensare a fondo, perchè se tocchiamo la Domenica, che è il giorno più bello, più elevato, più ricco di significati ed anche più disponibile all’umano, dove vogliamo arrivare, poi, con la nostra società e con il nostro modo di vivere insieme?».

A me pare che questo supplemento di attenzione alla mercificazione anche del nostro tempo (ordinario e festivo) sia francamente tardivo.Sono ormai decenni che senza avere opposto la resistenza della ragione abbiamo lasciato smantellare il sistema orari che regolava l'iter familiare e lo svolgersi della società. Abbiamo consentito che saltassero alcune festività tradizionali.

Ricordate? Anni ’80. La Befana (o Epifania, se più piace) fu abolita e poi ripristinata, non tanto per rispetto di un ulteriore momento di celebrazione (tutta della tradizione italiana) dell'unità familiare in Cristo quanto per motivi di rafforzamento del sistema vacanziero e commerciale. Oggi. In nome della flessibilità d'impiego dello ‘strumento’ uomo nel lavoro a tempo più pieno possibile (cogliendo occasione dalla globalizzazione di produzione e servizi) si è spinto - e si spinge acriticamente - per l'occupazione femminile (purchessia!), per le turnazioni a copertura di 24 ore di resa, per l'apertura a tutto campo dei punti vendita e degli uffici di servizio. Si spinge per l'indebolimento di ruolo e finanziario per chi è in pensione, creando un problema in più per la riorganizzazione dei ruoli nell'unità familiare. Si è affermata una calendarizzazione di ogni evento sportivo in modo da sollecitare drenaggi finanziari (più o meno televisivi) e far sostituire festività - di ogni tipo e richiamo - con icone consumistiche, esaltando ogni forma di mercimonio (festa dei babbi, delle mamme, dei nonni, di 'babbi natale’ o ‘babbi gelo’ secondo i gusti).

Che si prenda finalmente coscienza di quanto accaduto e sta accadendo, è importante. Che ci si arrenda ad una cultura edonistica e individualista (in nome di un libero mercato fasullo) è inaccettabile.

È urgente che recuperiamo la cultura che rimetta al centro l'uomo ed il nucleo familiare, ma per tutto questo occorre una strategia condivisa che al momento non c’è e non la si ricerca. Lamentazioni da vegliardi servono a poco!

Ben venga perciò una campagna costante, anche mediatica, che pur tenendo conto dei mutamenti intervenuti riproponga una cultura family-centrica ed una robusta rinfrescata delle relazioni familiari. Le ragioni di una banca o di un finanziere non possono prevalere sull'organizzazione delle comunità, rafforzando servitù irragionevoli ed autodistruttive.




mercoledì 21 luglio 2010

Noretta, Aldo, Luca: "Se ci fosse luce"

L'amico Accattoli, nel suo blog, ha proposto una sua riflessione in occasione della morte di 'Noretta' Moro.
Gli sono particolarmente grato per aver interpretato con semplicità e amore l'affetto di molti di noi, che Noretta Aldo e Luca Moro non hanno personalmente conosciuto.

lunedì 28 giugno 2010

• Avviato il dopo-Ratzingher?


Su EUROPA del 26 giugno 2010 abbiamo letto l’articolo di Basile: “Il conclave che si è aperto a Napoli”. Parlando della gestione del sistema immobiliare di sostegno all’attività caritativa di Propaganda Fide nel periodo diretto dal card. Sepe di Napoli, attribuendola ad un prelato ‘innominato’, si legge che: “Dietro l’affaire che ha coinvolto Sepe sembra già partita la corsa per il dopo-Ratzinger.” “Gli anni passano per tutti, anche per Joseph Ratzinger, quindi non sorprende l’idea che i papabili comincino a scaldare i muscoli, sorprende piuttosto l’idea che l’attuale cardinale di Napoli possa, o potesse, essere considerato un papabile. «Perché tanta sorpresa? – è stata la risposta del prelato – La scelta di eleggere un papa che parla soltanto con chi ha tre lauree non è diventata una regola». Che gli italiani pensino a un papa “loro” non è una novità, e visto che un requisito indispensabile per chiunque voglia pensare al soglio di Pietro è quello di essere conosciuto dagli altri elettori, in effetti il cardinale Sepe ha, o aveva, più titoli di molti suoi possibili concorrenti, visti i suoi trascorsi nella diplomazia vaticana (nunzio in Brasile), il ruolo svolto nell’organizzazione del Giubileo del 2000 e l’essere stato infine il cosiddetto “papa rosso”, il cardinale che ha guidato per l’appunto Propaganda fide.”

Può darsi che in qualche prelato o personaggio 'curiale' (anche laico) ci siano retroscena o retropensieri di questo tipo. Da che mondo è mondo, nessun assetto organizzato si è sottratto a giudizi ed ipotesi ritenute implicite in fatti e strategie, rilevati o ritenute possibili da interlocutori più o meno attendibili. È vero anche che, in coerenza con la propria permanente tensione a correggersi e migliorare, ciascuno di noi (popolo di Dio) pretende che, da chi si trova in posizione dirigente e coordinante, si manifesti - anche pubblicamente - una forte autorevolezza, quindi una coerenza esemplare coi principi costitutivi (la Parola) di una Comunità, della Chiesa cattolica nel caso specifico.

Da ciò giudizi e letture di episodi - piccoli o grandi - molto severe e drastiche. Il commento presentato da' Europa' si cumula con accuse e giudizi (talvolta gratuiti) su casistiche delicatissime, insieme ai molti di questi ultimi tempi provenienti da culture contingenti di antiche aree europee (nelle quali è presente storicamente una forte ostilità anticattolica). Mi riferisco ad episodi come la pedofilia, la subordinazione gestionale a logiche di mercato e/o di potere, e simili.

La severità verso l'interno organizzato della Chiesa e l'amore verso il popolo di Dio (le richieste di scusa e trasparenza), con le quali Papa Benedetto sta affrontando questo quadro, richiamano l'urgenza di un minor livore ed un maggior rispetto verso chi (e sono migliaia!) sta impegnandosi lealmente e severamente in tutto il mondo per i più deboli. Il pezzo di Basile per me è solo una occasione per confermare questa mia opinione, pensando soprattutto al violentissimo attacco che in tutta Europa - in particolare - è attualmente in corso ed alle persecuzioni e i casi di martirio in atto in alcune aree del pianeta governate da fondamentalismi laici o confessionali di varia estrazione.


domenica 18 aprile 2010

• Dolore e commozione.

È il momento del tg mattutino. Cronaca dei funerali di Raimondo Vianello. È presente il presidente del Consiglio. Cerca di consolare Sandra Mondaini. La carezza teneramente; mentre sprona l'assemblea a fare il nome di Lui. Si alza poco a poco un coro morbido: “Raimondo”. Diretta tv.

Prosegue il tg. Tra le notizie di routine: un operaio quarantaquattrenne, nel bolognese, si è

suicidato per mancanza di lavoro e lo ha fatto proprio mentre un imprenditore lo stava per invitare ad un colloquio. Nessun 'presidente del Consiglio'. Niente diretta tv. Un uomo ha perso la speranza ed è andato ad unirsi agli ormai troppi suicidi per mancanza di speranza e di certezze per il futuro proprio e per la propria famiglia.

Amarezza e sgomento nel rinnovarsi di queste terribili diversità. la ‘voglia’ di immagine ormai dilaga e travolge un po’ tutti nella comunità: chi lancia (o fa lanciare) l’immagine e chi la riceve.

Anch’io ringrazio Vianello e sua moglie Sandra per i doni che ci hanno fatto col loro lavoro ed il loro sorriso ironico. Sono commosso.

Ma la notizia in prima battuta è il suicidio dell’operaio. Non è il solo caso, il solo dramma travolgente col quale fare i conti. Tutti: chi gestisce ogni giorno il potere; chi cerca di ‘partecipare’ per aiutare a dare speranza e risposta ai problemi di sopravvivenza che si pongono; chi può solo assistere inerme a questa frana - al momento inarrestata.

In seconda battuta è la notizia che nella mia città un altro diseredato, colto dalla disperazione, tenta il suicidio per avere una casa: per sé e per la sua famiglia. Non sa dove sbattere la testa!

Per chi si è suicidato e chi ha minacciato di farlo,mi sento partecipe e coinvolto. E vorrei che altrettanto facessero coloro che sono stati posti alla guida della comunità, ad ogni livello.

Vado a Messa.

Rinnovo il ringraziamento e la commozione per Vianello ed i suoi familiari. Partecipo al dolore ed alla sofferenza di tutti coloro che lottano per la sopravvivenza, per ritrovare la speranza ed avere certezze; anche in italia, anche a Livorno.

Mai dire ormai! Vorrei che l'antico appello del mio vecchio vescovo non fosse mai dimenticato.

lunedì 12 aprile 2010

• Pedofili nella Chiesa


Ormai da molti giorni siamo difronte ad un continuum su questo dramma, troppo spesso sottaciuto. Qualcuno dice: 'pochi rispetto a ... ' ed elenca statistiche. In ogni caso troppi ed inaccettabili. Interventi dalle postazioni, le più varie. Chi fa del suo meglio perché il fatto rimanga mediaticamente in prima pagina. Chi cerca di accreditare i pregiudizi di sempre. Ora spunta anche chi - consapevole o meno - riscopre l’antisemitismo storico con forzature decisamente fuori del tempo. Per quanto sono in grado di comprendere e conoscere, condivido la posizione del card. Lehmann. Infatti a quanto riferisce Franco Garelli su LA STAMPA: Il cardinal Karl Lehmann (già arcivescovo di Magonza e per molti anni presidente della Conferenza episcopale tedesca) ha formulato pubblicamente una analisi «improntata al riconoscimento della verità.» Aggiungendo: «Anche se si tratta di una scoperta dolorosa e lacerante, si può esprimere sollievo per il fatto che attualmente molti casi vengano allo scoperto.» Scrive Garelli, «l'analisi del cardinal Lehmann è molto ricca e articolata, densa di richiami sull'educazione cattolica, sulla formazione del clero, sulla necessità di collaborare con la giustizia, sugli sforzi che devono fare le chiese locali per seguire le indicazioni del Papa in questo campo. Un manifesto, da cui emerge non soltanto un dramma che la chiesa oggi sta vivendo, ma anche le potenzialità che essa ha per superarlo.» Questo, tra l’altro, era indirettamente il contenuto di una risposta al mio precedente post.

Mi ha, piuttosto, lasciato basito la dichiarazione attribuita sul blog pontifex.roma (filiazione di ‘una vera organizzazione neofarisaica’) a mons. Babini.

["La Chiesa deve chiedere perdono? E per cosa" si chiede Monsignor Giacomo Babini, Vescovo Emerito di Grosseto.Eccellenza alcuni giornali e voci isolate chiedono alla Chiesa una sorta di pubblico perdono per i preti pedofili: " penso che sia ora di dire basta. Di perdono ne abbiamo chiesti troppi e lo facciamo anche alla messa tutti i santi giorni. Pensino a farlo gli anglicani, tanto che molti di loro hanno deciso di passare al cattolicesimo, ora mi auguro che non ci imbarchiamo una bella dose di gay". Poi aggiunge: " la pedofilia é una cosa orrenda e basterebbe un solo caso per far gridare allo scandalo, ma mi consta che anche in altre confessioni ve ne siano e in proporzione maggiore a quella della Chiesa cattolica". Ma chi orchestra questa manovra?: " i nemici di sempre dei cattolicesmo, ovvero massoni ed ebrei e l'intreccio tra di loro a volte é poco facile da capire". Precisa: " ritengo che sia maggiormente ... un attacco sionista, vista la potenza e la raffinatezza, loro non vogliono la Chiesa, ne sono nemici naturali. In fondo, storicamente parlando, i giudei sono deicidi"]

Giustamente INFORMAREZZO si domanda - ed io con loro: «Come può un vescovo navigato ed esperto delle cose del mondo, lasciare che le sue parole siano travisate al punto da scatenare le indignate reazioni delle comunità ebraiche ?» Come non concordare con la dichiarazione di mons. Vincenzo Paglia, Presidente della Regione Umbria per la Cei e gia' Presidente della Commissione Ecumenica Cei? «Le affermazioni di mons. Giacomo Babini su un presunto complotto ''sionista'' contro papa Benedetto XVI, per quanto già ''rinnegate'' dal loro autore, sono ''completamente estranee al Magistero della chiesa Cattolica'', offendono ''il popolo ebraico e rischiano di riaccendere focolai di antisemitismo le cui tragiche conseguenze ben conosciamo''. Lo ribadisce, in una dichiarazione rilasciata all'American Jewish Committee (Ajc)»

domenica 28 marzo 2010

• Isolare e colpire!


Gli ultimi due secoli hanno visto una grandissima quantità di martiri cristiani, grandi forzature e mistificazioni sul ruolo e sugli obiettivi di chi era chiamato a rappresentare, ai vari livelli, la Comunità ecclesiale o i Movimenti che cercavano di testimoniare il Vangelo senza sottomettersi a chi, al momento, gestiva il potere.

Le persone chiamate alla guida della Chiesa ai vari livelli erano fragili, come tutti noi; ma con la scelta del sacerdozio si impegnavano in ogni momento a contenerne o eliminarne i possibili effetti degenerativi e cercavano di aiutare tutti noi a fare altrettanto offrendo consigli e rimedi che la cultura del momento poteva suggerire. Ma alcuni - una quantità marginale ma in piena esposizione - hanno infranto principi e valori, che li avevano condotti al sacerdozio, cioè ad un vincolo ‘volontario’ molto forte. Poteva essere altrimenti? Il fenomeno non poteva non manifestarsi. Per gli atti compiuti quelle persone sono state ad un tempo vittime e carnefici. La Chiesa, nel suo insieme, e Benedetto XVI hanno fatto molto bene a pronunciarsi con chiarezza sui drammatici casi emersi e che potrebbero emergere. In questi giorni si è aperta la caccia ai casi di pedofilia 'tollerata' nel 'sistema Chiesa cattolica' nel corso degli ultimi cinquant'anni puntando a pesanti interventi tendenti all'indebolimento mediatico del ruolo 'influente' del Pontefice. Ogni giorno si continua a forzare per costringere ogni episodio - lieve o grave che sia - in un alveo precostituito in modo che nella società si proceda ad una ulteriore accelerazione all'isolamento dei 'valori' cristiani, ad una libertà senza regole non contestata e ad un pesante danneggiamento del ruolo della Chiesa cattolica, ad ogni livello.

Spesso si opera come se natura e forma fossero due cose diverse e tra loro non comunicanti. Si indicavano i 'cristiani’ come persone da prendere in considerazione solo quando non se ne poteva fare a meno per un ruolo passivo (per esempio reclamandone la partecipazione passiva, come quella del solo momento elettorale o quella dell’impegno nell’associazionismo del volontariato come occasionali 'assistenti sociali' e 'benefattori professionali': cittadini e persone di serie 'B', cioè da ignorare di fatto nel momento della formazione delle decisioni pubbliche interessanti tutta la Comunità; cittadini che non dovevano ‘disturbare’ il manovratore del momento.

(Poi ci si sorprende perché spuntano come funghi venature di fondamentalismi confessionali o laicisti!)

Si cerca di colpire pesantemente il prestigio di cui godevano a livello mondiale ed europeo i vari Paolo VI e Giovanni Paolo II mentre proseguiva il silenzio generale sul numero dei martiri cristiani che cresce ogni giorno a dismisura (Da tempo si sono ormai superate le migliaia!); mentre si ignora volutamente tutto il buono che quel mondo sta secolarmente offrendo con gratuità.

Al di là dei fatti gravissimi denunciati e della durezza della condanna di ciascuno di essi da parte della Chiesa, gerarchica e non, continua l’eterno attacco: isola e colpisci più forte che puoi. Chi ne è veramente consapevole ne deve ogni giorno tener particolare conto e non offrire spazi - se può - per un quadro del genere.

martedì 23 marzo 2010

• Un voto per il 'bene comune'


Il cardinal Bagnasco ci ha richiamato alla realtà aprendo i lavori del Consiglio permanente della CEI, ieri. Pensiero unificante della sua prolusione - afferma AVVENIRE - è stato un versetto della seconda Lettera di S. Paolo ai Corinti: «Vi supplico in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio». Ha richiamato stile, contenuti ed obiettivi della ‘lettera ai cattolici d’Irlanda, pubblicata in questi giorni; delle generalizzate strategie di discredito, personale di gruppo, presenti nella società - italiana in particolare; della ripresa dell’interesse religioso e dell’emergenza educativa; dei valori non negoziabili in difesa della vita nella più ampia accezione del termine.

Quali ricadute in una fase di elezioni ‘civili’ territoriali? Come confermare al propria autonomia di giudizio reclamandone una identica per cristiani e non?

Non è cosa facile per un cristiano orientarsi - e scegliere - in un contesto assai “di declino”, come quello che qualcuno indica per la nostra Italia. Bagnasco dice: «Si tratta di irriducibile pessimismo o di cronico snobismo? Rimestare sistematicamente nel fango, fino a far apparire l’insieme opaco, se non addirittura sporco, a cosa serve? E a sospingere verso analisi fin troppo crudeli, è l’amore per la verità o qualcos’altro di meno confessabile?”»

Ciascuno di noi si sente interpellato. È, comunque, chiamato ad affrontare temi come quello degli atteggiamenti e comportamenti anticristiani e dei valori non negoziabili, cercando di trarne conseguenze nell'agire politico che ci investe; cioè nell'agire di persone che convivono in una Comunità formata da diversi.

Così è anche in questa tornata elettorale.

Nessuno può farsi accecare dalle ansie di fazione.

Il cardinal Bagnasco richiama i parametri che sono a riferimento per un cristiano nei momenti nei quali sceglie chi vuole che operi per il bene comune. In questo momento italiano ai livelli regionali, principalmente. Abbiamo a che fare - trasversalmente - con fautori dell'abortismo, con persone che praticano comportamenti di rigido edonismo individuale (tra i quali molti 'puttanieri' e corruttori ufficiali) che disprezzano uomini e donne come fossero frutti maturi da spremere a piacimento, bugiardi patentati ed affaristi.

Non posso, né voglio, scegliere l'astensione; ma rafforzare coloro che nei vari schieramenti vogliono combattere quelle degenerazioni - indicate anche dal card. Bagnasco (e non è la prima volta che uomini essenziali per la Chiesa lo fanno!). Nessun messaggio opportunistico - a chiunque inviato - consente attenuazione nei criteri di scelta. Nessun proclama può sostituire comportamenti pubblicamente praticati. Ed in questi giorni chi ha molto da farsi perdonare ha inviato parecchi messaggi in cerca del voto 'cattolico'!

Come sempre dobbiamo scegliere quegli ambiti che consentono maggiore libertà di operare da cristiani o valutiamo che consentano di perseguire effettivamente un tale obiettivo e di affermare il rispetto 'vero' delle culture presenti e praticate. Non ovunque l'attuale legge elettorale, valida nelle varie Regioni, consente di operare a favore degli stessi gruppi nazionali. Giungeremo ad una scelta consapevole; se non siamo stati alla finestra a guardare 'da lontano' cosa hanno fatto i 'prescelti' delle nostre realtà territoriali ed i loro gruppi; se non ci siamo lasciati annebbiare e soffocare dall'indifferenza e dalla disattenzione o dai colpi di coda di personaggi in evidente declino; se non ci siamo rinchiusi nella nostra isola oscurando pregiudizialmente ciò che ci circondava. Valuteremo, perciò, qualità e quantità delle tappe intermedie che abbiamo potuto individuare insieme a coloro che hanno scelto il nostro stesso cammino e che comunque intendiamo condividere . Oggi come ieri, come domani. Ho scelto di operare per una Comunità solidale, nella quale operano 'persone' diverse; che rifiutano di essere sudditi e partecipano alla pari; che hanno il coraggio di star fuori dal "ventre molle" che fa guardare solo agli effetti dei problemi e lascia inerti difronte alle cause che li hanno determinati. Senza una tale premessa i 'valori non negoziabili' sono posti alla mercè del 'ras' del momento.



mercoledì 17 febbraio 2010

• «Convertitevi e credete al Vangelo»

«Come potrebbe sussistere una cosa, se tu non l'avessi voluta?
Potrebbe conservarsi ciò che da te non fu chiamato all'esistenza?
Tu sei indulgente con tutte le cose, perché sono tue,
Signore, amante della vita.» [Sap 11,25-26]
"Sono parole che, in qualche modo, aprono l’intero itinerario quaresimale, ponendo a suo fondamento l’onnipotenza d’amore di Dio, la sua assoluta signoria su ogni creatura, che si traduce in indulgenza infinita, animata da costante e universale volontà di vita. In effetti, perdonare qualcuno equivale a dirgli: non voglio che tu muoia, ma che tu viva; voglio sempre e soltanto il tuo bene." [Benedetto XVI,ceneri 2010]

Mercoledì delle Ceneri. «Lo spirito comunitario di preghiera, di sincerità cristiana e di conversione al Signore, che proclamano i testi della Sacra Scrittura, si esprime simbolicamente nel rito della cenere sparsa sulle nostre teste, al quale noi ci sottomettiamo umilmente in risposta alla parola di Dio.»

Il momento nel quale ci riconosciamo come persone (della, e nella, Comunità) consapevoli dei propri limiti. Nel quale ci dovremmo mostrare ‘nudi’ ai nostri fratelli e sorelle (giovani, adulti ed anziani); dichiararci responsabili di quanto fatto fino a quel momento per ‘coltivare’ e per ‘garantire’, a noi stessi ed a ciascuno, di poter essere veramente responsabile della propria ‘fedeltà’ al progetto di Dio; impegnarci a rimediare alle nostre inefficienze ed inefficace ed a proseguire sui percorsi positivi che pure hanno caratterizzato il nostro ‘esserci’, qui ed ora.

Assistiamo ogni giorno (troppo spesso inerti o semplicemente reagendo solo a parole o con espressioni d’occasione) alla progressiva destabilizzazione, fatta dai peggiori di noi, ed al silenzio della rassegnazione. Ieri sera un vecchio amico invocava a gran voce ‘proposte’ e ‘progetti’ per riprendere un cammino smarrito in modo da fare del nostro meglio per essere preparati a servire, ad invitare anche altri alle conquiste faticose che ci hanno visto protagonisti, con le nostre famiglie e con le persone che abbiamo avvicinato nel tempo. Ricordo il film “La vita è meravigliosa”, dell’italo-americano Frank Capra. «Sottolinea con efficacia l'importanza che ha ogni buon gesto, anche piccolo, poiché in un modo o in un altro può cambiare l'esistenza di diverse persone. "La vita di un uomo è legata a tante altre vite. E quando questo uomo non esiste lascia un vuoto"». Il ‘cattivo’ Potter cerca di prevalere sul generoso Bailey, sopraffarlo in nome dell’affarismo e della prepotenza esercitata con gli strumenti in uso per dominare gli uni sugli altri. La città potrebbe giungere a chiamarsi addirittura Potterville e le persone che la abitano dei pallidi fantasmi senza speranza, che non sa più cos’è vivere ed amare. Ma Bailey si risveglia, rinasce. E tutto torna ‘vivo’.

Ceneri e Quaresima ci richiamano all’evento - tangibile e concreto - della Resurrezione del Cristo. Particolarmente in questo periodo stiamo riconoscendo la nostra fragilità e debolezza di formiche ansiose e spesso maldestre, siamo impegnati a ritrovare e ripercorrere con maggior decisione il sentiero della speranza e dell’amore; a corrispondere al progetto di Dio. Riprendiamo - insieme - la salita.


lunedì 1 febbraio 2010

• L'amore è il senso della storia


« E se anche dessi in cibo tutti i miei beni e consegnassi il mio corpo per averne vanto, ma non avessi carità, non sarei nulla» [Corinzi 13,3]

L'agenzia Zenit.org, riprende le parole di Papa Benedetto. L'amore non è solo l'essenza di Dio, ma anche il senso della storia. «La "via" della perfezione "non consiste nel possedere qualità eccezionali: parlare lingue nuove, conoscere tutti i misteri, avere una fede prodigiosa o compiere gesti eroici"."Consiste invece nella carità - agape - cioè nell'amore autentico, quello che Dio ci ha rivelato in Gesù Cristo". Citando san Paolo, ha sottolineato che "la carità è il dono 'più grande', che dà valore a tutti gli altri, eppure 'non si vanta, non si gonfia d'orgoglio', anzi, 'si rallegra della verità' e del bene altrui". "Chi ama veramente 'non cerca il proprio interesse', 'non tiene conto del male ricevuto', 'tutto scusa, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta'. Alla fine, quando ci incontreremo faccia a faccia con Dio, tutti gli altri doni verranno meno; l'unico che rimarrà in eterno sarà la carità, perché Dio è amore e noi saremo simili a Lui, in comunione perfetta con Lui". "Per ora, mentre siamo in questo mondo, la carità è il distintivo del cristiano. E' la sintesi di tutta la sua vita: di ciò che crede e di ciò che fa". "L'amore è l'essenza di Dio stesso, è il senso della creazione e della storia, è la luce che dà bontà e bellezza all'esistenza di ogni uomo". "L'amore è, per così dire, lo 'stile' di Dio e dell'uomo credente, è il comportamento di chi, rispondendo all'amore di Dio, imposta la propria vita come dono di sé a Dio e al prossimo". Gesù, ha indicato, "è l'Amore incarnato. Questo Amore ci è rivelato pienamente nel Cristo crocifisso".

Mi sono guardato dentro. Quanto ho ancora da lavorare per rispondere fino in fondo a questa verità, per predispormi ad esserne humus per la Comunità!

domenica 24 gennaio 2010

• Autonomia, concertazione, partecipazione.


Spesso quando si scrive e si parla di innovazione metodologica del far politica si attribuiscono ad alcune parole ed espressioni significati impropri. Così si scambia autonomia di ruolo dei vari gruppi sociali nella Comunità con autorerenzialità ed autosufficienza. Così concertazione si confonde strumentalmente con consultazione. Così volutamente si legge condivisione ed adesione ad un progetto come accettazione di una autorità monocratica che tutto regola, anche all’interno dei gruppi socio-economici. Così partecipazione, ribaltandone addirittura il significato più proprio, come momento sostanzialmente passivo durante il quale si accettano - o meno - progetti o programmi che altri propone per sua scelta e sua preliminare convenienza, annebbiandone le conseguenze comunitarie con parole e populismi di varia natura e qualità.

Problemi non nuovi, che si sono posti da sempre. Che nella natura partecipativa delle Comunità cristiane è maturata come ‘cultura’ nonostante le contraddizioni - anche gravi - che nei secoli si sono manifestate. Una cultura che cerca in permanenza di dare corpo alla ‘civiltà dell’amore’ di cui è espressione. Una ‘cultura’ che, in nome del fare e gestire, viene considerata un pericoloso ingombro, tanto più sovrastrutturale quanto più i tempi coi quali si vuole che si attuino le cose (quasi sempre in nome di accumulazioni confliggenti col bene comune) devono essere brevi o immediati.

Una cultura da rendere il meno praticabile possibile soprattutto perché ostacola la riaffermazione di autoritarismi ed esclusivismi. Con la Costituzione Repubblicana del 1948 la nostra Italia aveva cercato di farla sostanzialmente propria nella ricerca di una stabile relazionalità democratica rispettosa delle culture presenti (cristiano-sociale, cattolica-liberale, social-riformista, social-comunista, liberale), sottoposte tutte alla scelta comunitaria del rifiuto netto di autoritatismi, passati o possibili, che tanta morte ed ingiustizia avevano prodotto negli ultimi secoli in Europa.

Già secoli fa, Paolo di Tarso proponeva ai cristiani di Corinto una impostazione nelle relazioni interpersonali e comunitarie di questo tipo, capace di considerare tutti i suoi componenti ‘persone’ egualmente corresponsabili, tutti ‘custodi’ e ‘humus’ per una ‘nuova’ società ma anche tutti impegnati in ruoli diversi operanti all’interno di una progettualità condivisa e vincolante. La si trova nel capitolo 12, versetti 12-26.

12 “Come infatti il corpo è uno solo e ha molte membra. e tutte le membra del corpo, pur essendo molte, sono un corpo solo, così anche il Cristo. 13 Infatti noi tutti siamo stati battezzati mediante un solo Spirito in un solo corpo, Giudei o Greci, schiavi o liberi; e tutti siamo dissetati di un solo Spirito. 14 E infatti il corpo non è formato da un membro solo, ma da molte membra. 15 Se il piede dicesse: «Poiché non sono mano, non appartengo al corpo», non per questo non farebbe parte del corpo. 16 E se l’orecchio dicesse: «Poiché non sono occhio, non appartengo al corpo», non per questo non farebbe parte del corpo. 17 Se tutto il corpo fosse occhio, dove sarebbe l’udito? Se tutto fosse udito, dove sarebbe l’odorato? 18 Ora, invece, Dio ha disposto le membra del corpo in modo distinto, come egli ha voluto. 19 Se poi tutto fosse un membro solo, dove sarebbe il corpo? 20 Invece molte sono le membra, ma uno solo è il corpo. 21 Non può l’occhio dire alla mano: «Non ho bisogno di te»; oppure la testa ai piedi: «Non ho bisogno di voi». 22 Anzi proprio le membra del corpo che sembrano più deboli sono le più necessarie; 23 e le parti del corpo che riteniamo meno onorevoli le circondiamo di maggiore rispetto, e quelle indecorose sono trattate con maggiore decenza, 24 mentre quelle decenti non ne hanno bisogno. Ma Dio ha disposto il corpo conferendo maggiore onore a ciò che non ne ha, 25 perché nel corpo non vi sia divisione, ma anzi le varie membra abbiano cura le une delle altre. 26 Quindi se un membro soffre, tutte le membra soffrono insieme; e se un membro è onorato, tutte le membra gioiscono con lui.”

martedì 19 gennaio 2010

• Il Nobel per la Pace a internet?


«Con l’aumento della sua diffusione e della sua accessibilità, Internet ha ampiamente dimostrato di non essere solo una rete di computer collegati fra loro o un contenitore di pagine web navigabili dagli utenti, ma si offre come prezioso e potente strumento di comunicazione globale in grado di oltrepassare anche quelle distanze dettate da restrizioni di tipo politico e militare. Partendo dall’idea che Internet si costituisca soprattutto come strumento di democrazia fruibile da tutti, in grado di veicolare messaggi di solidarietà e civiltà, è nato il progetto di Wired Italia, Internet for Peace, con l’obiettivo di candidare la Rete al prossimo Premio Nobel per la Pace.» «Wired Italia lancia il progetto Internet for Peace candidando ufficialmente il Web al Premio Nobel per la Pace 2010.»

Si continua a confondere - come in tante altre vicende e fenomeni - lo strumento coi fini, che attraverso di esso si 'possono' perseguire.

Il poter parlare non significa che le relazioni tra le persone siano figlie di una cultura della Pace e siano tali da promuoverla. È più comprensibile il Nobel per Obama, anche se non poco forzato.