mercoledì 17 novembre 2010

• Asia Bibi. "Dio ci ha creati liberi"


In questi giorni la comunità internazionale ha seguito con grande preoccupazione la difficile situazione dei cristiani in Pakistan, spesso vittime di violenze o di discriminazione. In modo particolare, oggi esprimo la mia vicinanza spirituale alla signora Asia Bibi e ai suoi familiari, mentre chiedo che al più presto le sia restituita la piena libertà. Prego per quanti si trovano in situazioni analoghe, affinché i loro diritti siano pienamente rispettati: così il Benedetto XVI all’udienza generale.

Asia Bibi – 45 anni, cinque figli – è condannata a morte per blasfemia. In una intervista di questi giorni il vescovo Antony Rufin (vescovo della diocesi di Islamabad e Rawalpindi) ha detto: «la legge sulla blasfemia resta un grosso limite per la nostra vita quotidiana perché ci espone ad abusi e alle violenze degli integralisti. Viene usata magari per vendette personali e si trasforma in persecuzione. Va abolita, è anticostituzionale. Anche la società civile del Paese si sta mobilitando su questo tema, compresi molti intellettuali islamici moderati. Ma l’influenza politica dei fondamentalisti è molto forte, non sarà facile abolire o emendare la legge.» Ha proseguito: «Il caso di Asia Bibi è illuminante. La maggioranza dei cristiani, che sono il 3 per cento della popolazione di un Paese che ha 162 milioni di abitanti, è povera. Sono soprattutto operai e contadini che non hanno studiato, persone semplici. Spesso accade che un cristiano mentre entra in un negozio o sta lavorando, si senta rivolgere all’improvviso domande sulla sua fede. Affermare di credere in Cristo e spiegarne le ragioni basta a far scattare la denuncia per blasfemia. Noi mettiamo in guardia i fedeli dal tenere discussioni religiose in pubblico. Ma la legge viola i diritti umani.»

Scrive Accattoli sul suo blog: “La condanna per Asia Bibi è stata pronunciata il 7 novembre dal tribunale del distretto di Nankana (Punjab). Il fatto è del giugno 2009: al lavoro nei campi con altre donne, di fede musulmana, viene accusata dalle compagne di “impurità” in quanto cristiana. Lei si difende ricordando come Gesù sia morto sulla croce per l’umanità e chiedendo alle altre che cosa avesse fatto Maometto. Quest’argomentazione le è valsa l’accusa e la condanna per blasfemia.”

Unirsi all’appello ed alla preghiera del Papa non è solo una urgenza civile ma anche un atto di amore che conferma la nostra scelta di essere seguaci di Cristo.

1 commento:

Ettore ha detto...

Sulla base di alcune agenzie, sembra la sua liberazione sia in corso; anche se i fondamentalisti del suo territorio starebbero facendo di tutto per mantenere ed applicare il 'reato' di blasfemia attribuito alla nostra sorella in quanto cristiana. È meglio continuare a pregare per Asia; in ogni caso se sarà salva dovrà fare fronte alla azione omicida dei suoi persecutori.