giovedì 30 giugno 2011

• Martini, Tettamanzi, Scola. Tre momenti di Chiesa.

“Il cardinal Angelo Scola a Milano”, titolano molti giornali a proposito del passaggio decretato dal card. Dionigi Tettamanzi (ormai ‘emerito’) all’ex Patriarca di Venezia. Quest’ultimo è considerato da molti l’anti-Martini; «un altro tassello per assicurare una interpretazione restrittiva del Concilio Vaticano II in campo ecclesiologico». Non mi sento in grado di esprimermi in maniera compiuta ed autonoma su un tema tanto importante per la Chiesa, soprattutto italiana. Credo che meriti in ogni caso di soffermarsi.

Sono convinto che la storia personale sia un fattore importante per comprendere il potenziale da ciascuno esprimibile. Vale per tutti, nessuno escluso ed in qualsiasi posizione si collochi il proprio impegno. Ma sono anche convinto che sono la diocesi e le situazioni concrete che possono completare e mutare costantemente il percorso dell'interessato. Il più recente, accettando il nuovo ruolo, dimostra di esserne consapevole. Lo staff di cui potrà o sarà in grado di circondarsi sarà una prima traccia, che comunque non sarà facilmente rilevabile nell'immediato.

Perciò - come si dice a Livorno - "calma e gesso"!


mercoledì 29 giugno 2011

• Il decalogo del buon politico


Quanto sta accadendo nel nostro Paese (soprattutto negli ultimi vent'anni) impone un approfondimento ed una riflessione. Di una attualità sconcertante è il brano, sotto riprodotto, tratto da un articolo di Luigi Sturzo pubblicato sul quotidiano “POPOLO E LIBERTA’” nel NOVEMBRE 1948. Partiamo da qui.

EB

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Decalogo del buon politico di Don Luigi Sturzo

“C’è chi pensa che la politica sia un’arte che si apprende senza preparazione, si esercita senza competenza, si attua con furberia. È anche opinione diffusa che alla politica non si applichi la morale comune, e si parla spesso di due morali, quella dei rapporti privati, e l’altra (che non sarebbe morale né moralizzabile) della vita pubblica. La mia esperienza lunga e penosa mi fa invece concepire la politica come saturata di eticità, ispirata all’amore per il prossimo, resa nobile dalla finalità del bene comune”.

Decalogo del buon politico:

1. È prima regola dell'attività politica essere sincero e onesto. Prometti poco e realizza quel che hai promesso.

2. Se ami troppo il denaro, non fare attività politica.

3. Rifiuta ogni proposta che tenda all'inosservanza della legge per un presunto vantaggio politico.

4. Non ti circondare di adulatori. L'adulazione fa male all'anima, eccita la vanità e altera la visione della realtà.

5. Non pensare di essere l'uomo indispensabile, perché da quel momento farai molti errori.

6. È più facile dal No arrivare al Si che dal Sì retrocedere al No. Spesso il No è più utile del Sì.

7. La pazienza dell'uomo politico deve imitare la pazienza che Dio ha con gli uomini. Non disperare mai.

8. Dei tuoi collaboratori al governo fai, se possibile, degli amici, mai dei favoriti.

9. Non disdegnare il parere delle donne che si interessano alla politica. Esse vedono le cose da punti di vista concreti, che possono sfuggire agli uomini.

10. Fare ogni sera l'esame di coscienza è buona abitudine anche per l'uomo politico.


Don Luigi Sturzo

(Fonte: Mosaico dei giorni)



domenica 20 marzo 2011

• Nord Africa. Si vis pacem, para pacem.

Rivado col cuore e con la mente a Giovanni Paolo II [MAI PIÙ LA GUERRA! 16 MARZO 2003]. Ai suoi accorati - ma anche energici -appelli. Alla sua voglia di amore e di libertà. La violenza non ha mai contribuito a costruire un futuro di pace e di solidarietà, tanto quanto non lo fa l'abbandono alla irresponsabilità.

Vado all'appello di Benedetto XVI, oggi in piazza San Pietro a Roma.

«Nei giorni scorsi le preoccupanti notizie che giungevano dalla Libia hanno suscitato anche in me viva trepidazione e timori. Ne avevo fatto particolare preghiera al Signore durante la settimana degli Esercizi Spirituali. Seguo ora gli ultimi eventi con grande apprensione, prego per coloro che sono coinvolti nella drammatica situazione di quel Paese e rivolgo un pressante appello a quanti hanno responsabilità politiche e militari, perché abbiano a cuore, anzitutto, l’incolumità e la sicurezza dei cittadini e garantiscano l’accesso ai soccorsi umanitari. Alla popolazione desidero assicurare la mia commossa vicinanza, mentre chiedo a Dio che un orizzonte di pace e di concordia sorga al più presto sulla Libia e sull’intera regione nord africana.»

martedì 15 marzo 2011

• Dottrina sociale della Chiesa, in 10 momenti


La Diocesi di Pistoia ha inserito nel proprio foglio diocesano un richiamo ragionato alla dottrina sociale della chiesa.

1. Punto centrale e determinante dell'intera dottrina sociale della chiesa è la dignità e il valore assoluto della persona umana, che vuol dire di tutto l'uomo e di tutti gli uomini. La persona è sempre fine e mai mezzo. Essa è l'immagine vivente di Dio. La vita ha un valore sacro e inviolabile dal primo istante del suo concepimento fino alla morte.

2. La famiglia, una e indissolubile, è la comunità d'amore in cui l'essere umano cresce e si sviluppa fino alla maturità completa. Per il principio di sussidiarietà, essa è la comunità naturale che precede tutte le altre e che dev'essere aiutata a raggiungere i suoi scopi e non sostituita o mortificata nelle sue responsabilità.

3. Il principio di sussidiarietà fonda anche il riconoscimento della funzione autonoma dei cosiddetti corpi intermedi, dando luogo non soltanto al pluralismo nelle istituzioni ma anche al pluralismo delle istituzioni nel campi della istruzione/ educazione, della sanità, dell'assistenza. Lo Stato non deve soffocare, bensì aiutare gli organismi inferiori a raggiungere i loro scopi istituzionali: la società è prima dello Stato.

4. La solidarietà, che è la determinazione ferma di attuare il bene comune, è uno dei cardini del pensiero sociale della chiesa. Secondo i principi del personalismo comunitario, persona significa apertura, relazione, dono. A differenza dell'individuo che rimane egoisticamente chiuso in se stesso, essa si realizza in una serie di comunità concentriche sempre più vaste. Su questo sfondo vanno giudicati movimenti, partiti, programmi. La negazione della solidarietà è vero peccato, che può assumere anche le dimensioni del

peccato sociale e delle cosiddette strutture di peccato.

5. In questo ambito assume sempre più risalto e valore determinante la scelta preferenziale dei poveri, principio evangelico e per questo obbligante i singoli e le comunità. La politica, che è la dimensione ampliata della carità, per il cristiano anzitutto un impegno al loro servizio. Nella Bibbia, le preferenze di Dio vanno decisamente per i più bisognosi. Così deve fare il cristiano. Un problema particolare è costituito oggi dalla presenza dei forestieri, in particolare extracomunitari.

6. La proprietà privata ha un suo statuto particolare all'interno della dottrina sociale della chiesa: essa è affermata per la dignità della persona umana e per rendere più efficace l'opera dell'uomo, ma deve tassativamente fare i conti con la prioritaria destinazione universale dei beni; per questo ha una funzione sociale o, come diceva Giovanni Paolo II, un'ipoteca sociale. Essa nasce dal lavoro e nel lavoro deve rifluire e non può mai essere considerata come "diritto di uso e di abuso".

7. Il superfluo degli individui e del popoli non appartiene a coloro che lo possiedono ma, secondo l'insegnamento del Padri della chiesa, a coloro che mancano del necessario. Il superfluo si misura non tanto da ciò che ci avanza quanto da quello che manca agli altri.

8. Nella produzione dei beni, si deve tenere presente il primato dell'uomo sul lavoro (con tutte le conseguenze che il principio comporta), del lavoro sul capitale (con l'apertura a forme di comproprietà, di co-gestione, di azionariato operaio e simili), dei diritti delle persone rispetto al profitto e al libero mercato. L'economia va coniugata con l'efficienza, ma non a discapito della solidarietà. Per questo i principi ispiratori del neoliberismo sono stati rifiutati. La salvaguardia del creato è un limite invalicabile di ogni attività umana. L'uomo è chiamato da Dio a collaborare al compimento della creazione.

9. Nelle prospettive di un'autentica democrazia, la vita politica ha bisogno, pur se in forme diverse, della partecipazione di tutti. Il cristiano in particolare non può disinteressarsi dei problemi del bene comune. Lo esige la sua carità e lo esige pure la sua speranza. Su questo sfondo comunitario, assume oggi particolare importanza il problema dell'informazione, il cui esercizio va regolato dalla legge della verità e dell'oggettività e temperato da un effettivo pluralismo.

10. La questione sociale ha assunto oggi dimensioni mondiali: non c'è niente ormai che non abbia risonanze universali. La miseria e la fame del terzo mondo sono in gran parte una conseguenza dell'egoismo e dello spreco del primo mondo, complessivamente costituito dal paesi che si professano cristiani. I problemi della fame, della miseria, della guerra potranno essere risolti soltanto con un cambiamento radicale delle attuali strutture di peccato. La solidarietà è il nuovo nome della pace.