lunedì 21 dicembre 2009

• Crisi ecologica: storica opportunità


Ci è stata affidato il matenimento dell'equilibrio originale del Creato; di conseguenza il rispetto della natura è 'anche' soggetto agli effetti degli strumenti, di cui ci serviamo, per farlo. Tali strumenti devono affondare le radici della loro ragion d'essere nella morale che impone, anche nell'oggi, adeguati stili di vita delle persone e delle Comunità.

Papa: la crisi ecologica “storica opportunità” per ripensare i nostri stili di vita
Il messaggio di Benedetto XVI per la 43ma Giornata mondiale della pace, che il Papa ha dedicato al tema “Se vuoi coltivare la pace, custodisci il creato”.

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Le ragioni cristiane dell'ecologia
Una riflessione di Enzo Bianchi, priore di Bose

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sabato 19 dicembre 2009

• «Caro Gigi, perdonaci»


In momenti tanto 'deboli' quanto i presenti, un messaggio come quello di mons. Paolo Razzauti (il vicario per la città) ci aiuta a non guardare passivi - dalla finestra - quello che accade (di bello, quasi bello e brutto), ci ricorda il diritto/dovere alla partecipazione comunitaria, al superamento della superficiale osservazione e dell'indifferenza. Tanto più in questi giorni nei quali siamo chiamati a celebrare il dono della vita.

Purtroppo sono tra coloro che, passando per le strade della città, anch'io ho solo osservato Gigi. Non molto di più. Anch'io mi debbo scusare con lui e con i tanti che sono avvolti quotidianamente nella precarietà e nell'incertezza e che non ho saputo riconoscere.
Non credo che potrei farlo meglio se non con le parole di don Paolo. Affonda infatti le sue radici in una amicizia 'vera', di quelle che parole e forme letterarie non possono soffocare; in una dimensione comunitaria di cui si sente parte 'partecipante' e 'viva'. La riflessione è titolata dal TIRRENO DEL 18 dicembre u.s.: «Sei morto da solo. Caro Gigi perdonaci». «Cominciasti a frequentare la Parrocchia, ma già da allora facevi fatica ad integrarti con gli altri ed a vivere le diverse esperienze che ti venivano offerte. Facevi il chierichetto ma eri vivace (ricordi quando facesti scoppiare, durante una celebrazione, dei petardi sotto l'altare?), ti rimproveravo e tu, con quel faccione da buono cercavi di riconquistarmi mettendo in mostra la tua forza (ricordi quando dodicenne alzasti in aria un cassonetto della spazzatura?). Il petardo, il cassonetto .... non erano bravate, era il tuo modo di dimostrare la tua presenza, il tuo essere vicino, il tuo affetto! Poi continuasti a crescere ma le difficoltà familiari e la frequentazione di amicizie non proprio sane, ti portarono sulla strada, ti fecero divenire "barbone", ti fecero un "disadattato". Cominciò per Te un periodo di accattonaggio, durante il quale, per motivi non gravissimi hai soggiornato più volte in carcere. Venivi e chiedevi; cercavi di farmi intendere che saresti andato in qualche parte d‘Italia a lavorare, ma poi il giorno dopo eri di nuovo alla porta. Quante volte abbiamo discusso! una volta ho preso anche un "cazzotto" da Te, ma da Gigi accettavo tutto. In una mia visita al carcere ti incontrai recluso e iniziammo un dialogo nuovo; mi dicevi che volevi cambiare vita, ma poi non ce la facevi. Ricordo ancora quando mi chiedevi della tua Mamma ed io non sapevo che cosa rispondere perché era morta da qualche settimana,-finché con I'assistente sociale non decidemmo che fossi io a comunicarti la notizia.- in quel momento ti prese un forte tremito e ti buttasti al mio collo piangendo: in quell'abbraccio sentii non il "barbone" ma l’uomo pieno di sentimenti, di quei sentimenti che in tanti momenti avevi manifestato con la forza, ma che in quel momento manifestavi con un pianto pieno di umanità. In questi ultimi mesi non ti avevo più incontrato e quando ho saputo della tua morte, sono rimasto male.- sei morto da solo, forse per il freddo, forse per un malore, ma sei morto da solo. Scusami Gigi, scusaci: noi siamo preoccupati di discutere se è giusto appendere un crocifisso alle pareti delle scuole o degli ospedali, e non ci accorgiamo che ci sono tanti "crocefissi" come Te, che nessuno guarda o considera. Scusami Gigi se non ho fatto tutto quello che potevo fare, ma noi siamo preoccupati a discutere di questioni relative e non abbiamo tempo per riflettere e risolvere i grossi problemi di persone come te. Caro Gigi, tu non avevi fatto una scelta di vita, ma le circostanze ti avevano quasi costretto a fare una vita del genere; è vero che diverse volte ti erano state date occasioni di lavoro e tu non le avevi mantenute; ma forse più che un lavoro Tu avevi bisogno di qualcuno che camminasse con Te e ti aiutasse a maturare. Gigi, mi auguro che la tua morte non sia inutile, ma sia il seme che cade in terra e dà molto frutto. Mi auguro che la tua morte aiuti me e tutta la nostra Città a cessare di discutere di questioni relative e che possiamo riuscire ad affrontare i problemi che riguardano il rispetto di ogni persona, chiunque essa sia. Nessuno di noi può arrogarsi il diritto di emarginare o respingere qualcuno, ma tutti noi abbiamo il dovere di accogliere tutti e soprattutto i più poveri e bisognosi. Ed allora Buon Natale Gigi: certamente sarà il più bello della tua vita!»

sabato 5 dicembre 2009

• Riscoprire il dialogo


Ancora una volta emerge l’urgenza e la necessità di riporre il problema del dialogo al centro dell’attenzione e dell’impegno di chi cerca di sollecitare la primazia del bene comune sulle varie parzialità. Come riferisce l’agenzia ’Zenit. org’ in data 3 dicembre, il Cardinal Bertone «invita a riscoprire il metodo del dialogo». Quel metodo « nel corso della Storia d'Italia ha permesso a uomini di posizioni e pensiero anche antitetici di giungere a un accordo comune» [*] “Ciò che colpisce – ha detto il Cardinale Bertone – è come si sia trovato un consenso, che non è un compromesso al ribasso, ma che, in ultima analisi, esprime il riconoscimento della dimensione sociale e pubblica del fatto religioso e, quindi, della profonda identità del popolo italiano”. “E questo non necessariamente a partire da una condivisione di fede – ha aggiunto –, ma in forza di un corretto apprezzamento del ruolo del cattolicesimo nella plurisecolare vicenda storica della nostra penisola e dell'Europa”.»
Questo momento è «un'indicazione di metodo, tuttora valida” quando ci si trova ad affrontare questioni legate alla presenza pubblica della religione e della Chiesa oppure temi delicati di carattere etico.»; invita a «operare guidati dalla ragione umana, che accomuna tutte le persone di buona volontà, credenti e non credenti, secondo le regole della convivenza democratica”.»
Per quanto mi riguarda non credo che non si possa notare come la riscoperta sia legata strettamente coi metodi di selezione della classe dirigente e della rappresentanza. Un ostacolo oggettivo è dato dalla personalizzazione, di tipo para presidenzialista, e dall’aver ridotto le istituzioni come momento legato alle necessità ed ai giochi di potere dei gruppi dirigenti del momento.

[*] Nel presentare presso il Senato della Repubblica italiana il volume di Roberto Pertici “Chiesa e Stato in Italia dalla Grande Guerra al nuovo Concordato” (1914-1984), (Bologna, il Mulino, 2009), realizzato con documenti dell’Archivio Storico del Senato.