domenica 20 marzo 2011

• Nord Africa. Si vis pacem, para pacem.

Rivado col cuore e con la mente a Giovanni Paolo II [MAI PIÙ LA GUERRA! 16 MARZO 2003]. Ai suoi accorati - ma anche energici -appelli. Alla sua voglia di amore e di libertà. La violenza non ha mai contribuito a costruire un futuro di pace e di solidarietà, tanto quanto non lo fa l'abbandono alla irresponsabilità.

Vado all'appello di Benedetto XVI, oggi in piazza San Pietro a Roma.

«Nei giorni scorsi le preoccupanti notizie che giungevano dalla Libia hanno suscitato anche in me viva trepidazione e timori. Ne avevo fatto particolare preghiera al Signore durante la settimana degli Esercizi Spirituali. Seguo ora gli ultimi eventi con grande apprensione, prego per coloro che sono coinvolti nella drammatica situazione di quel Paese e rivolgo un pressante appello a quanti hanno responsabilità politiche e militari, perché abbiano a cuore, anzitutto, l’incolumità e la sicurezza dei cittadini e garantiscano l’accesso ai soccorsi umanitari. Alla popolazione desidero assicurare la mia commossa vicinanza, mentre chiedo a Dio che un orizzonte di pace e di concordia sorga al più presto sulla Libia e sull’intera regione nord africana.»

martedì 15 marzo 2011

• Dottrina sociale della Chiesa, in 10 momenti


La Diocesi di Pistoia ha inserito nel proprio foglio diocesano un richiamo ragionato alla dottrina sociale della chiesa.

1. Punto centrale e determinante dell'intera dottrina sociale della chiesa è la dignità e il valore assoluto della persona umana, che vuol dire di tutto l'uomo e di tutti gli uomini. La persona è sempre fine e mai mezzo. Essa è l'immagine vivente di Dio. La vita ha un valore sacro e inviolabile dal primo istante del suo concepimento fino alla morte.

2. La famiglia, una e indissolubile, è la comunità d'amore in cui l'essere umano cresce e si sviluppa fino alla maturità completa. Per il principio di sussidiarietà, essa è la comunità naturale che precede tutte le altre e che dev'essere aiutata a raggiungere i suoi scopi e non sostituita o mortificata nelle sue responsabilità.

3. Il principio di sussidiarietà fonda anche il riconoscimento della funzione autonoma dei cosiddetti corpi intermedi, dando luogo non soltanto al pluralismo nelle istituzioni ma anche al pluralismo delle istituzioni nel campi della istruzione/ educazione, della sanità, dell'assistenza. Lo Stato non deve soffocare, bensì aiutare gli organismi inferiori a raggiungere i loro scopi istituzionali: la società è prima dello Stato.

4. La solidarietà, che è la determinazione ferma di attuare il bene comune, è uno dei cardini del pensiero sociale della chiesa. Secondo i principi del personalismo comunitario, persona significa apertura, relazione, dono. A differenza dell'individuo che rimane egoisticamente chiuso in se stesso, essa si realizza in una serie di comunità concentriche sempre più vaste. Su questo sfondo vanno giudicati movimenti, partiti, programmi. La negazione della solidarietà è vero peccato, che può assumere anche le dimensioni del

peccato sociale e delle cosiddette strutture di peccato.

5. In questo ambito assume sempre più risalto e valore determinante la scelta preferenziale dei poveri, principio evangelico e per questo obbligante i singoli e le comunità. La politica, che è la dimensione ampliata della carità, per il cristiano anzitutto un impegno al loro servizio. Nella Bibbia, le preferenze di Dio vanno decisamente per i più bisognosi. Così deve fare il cristiano. Un problema particolare è costituito oggi dalla presenza dei forestieri, in particolare extracomunitari.

6. La proprietà privata ha un suo statuto particolare all'interno della dottrina sociale della chiesa: essa è affermata per la dignità della persona umana e per rendere più efficace l'opera dell'uomo, ma deve tassativamente fare i conti con la prioritaria destinazione universale dei beni; per questo ha una funzione sociale o, come diceva Giovanni Paolo II, un'ipoteca sociale. Essa nasce dal lavoro e nel lavoro deve rifluire e non può mai essere considerata come "diritto di uso e di abuso".

7. Il superfluo degli individui e del popoli non appartiene a coloro che lo possiedono ma, secondo l'insegnamento del Padri della chiesa, a coloro che mancano del necessario. Il superfluo si misura non tanto da ciò che ci avanza quanto da quello che manca agli altri.

8. Nella produzione dei beni, si deve tenere presente il primato dell'uomo sul lavoro (con tutte le conseguenze che il principio comporta), del lavoro sul capitale (con l'apertura a forme di comproprietà, di co-gestione, di azionariato operaio e simili), dei diritti delle persone rispetto al profitto e al libero mercato. L'economia va coniugata con l'efficienza, ma non a discapito della solidarietà. Per questo i principi ispiratori del neoliberismo sono stati rifiutati. La salvaguardia del creato è un limite invalicabile di ogni attività umana. L'uomo è chiamato da Dio a collaborare al compimento della creazione.

9. Nelle prospettive di un'autentica democrazia, la vita politica ha bisogno, pur se in forme diverse, della partecipazione di tutti. Il cristiano in particolare non può disinteressarsi dei problemi del bene comune. Lo esige la sua carità e lo esige pure la sua speranza. Su questo sfondo comunitario, assume oggi particolare importanza il problema dell'informazione, il cui esercizio va regolato dalla legge della verità e dell'oggettività e temperato da un effettivo pluralismo.

10. La questione sociale ha assunto oggi dimensioni mondiali: non c'è niente ormai che non abbia risonanze universali. La miseria e la fame del terzo mondo sono in gran parte una conseguenza dell'egoismo e dello spreco del primo mondo, complessivamente costituito dal paesi che si professano cristiani. I problemi della fame, della miseria, della guerra potranno essere risolti soltanto con un cambiamento radicale delle attuali strutture di peccato. La solidarietà è il nuovo nome della pace.