mercoledì 18 agosto 2010

• Caccia al nomade e al diverso


In Francia è aperta la caccia al nomade e ai Rom. Le gendarmerie sono mobilitate. «Domani volo di linea per la Romania, 700 espulsi entro la fine del mese», si legge nelle cronache di questi giorni. Il ministro dell’immigrazione Eric Besson respinge la parola «rafle» (retata) perché automaticamente evoca gli anni di Vichy con la polizia francese che aiutava a riempire treni diretti verso la Soluzione Finale.

Noi rimandiamo dei disgraziati in fuga dall’inferno al di là del Mediterraneo. Spesso li sottoponiamo a schiavitù umilianti anche nella nostra Italia e li cacciamo da bidonville, piccole e grandi, delle zone più disastrate delle nostre città. Non un progetto inclusivo effettivamente e permanentemente praticato, verso queste persone e verso tutte quelle che - anche italiane - sono ad analoghe servitù.

Dosi di xenofobia e razzismo giustificate in varie forme, spesso invocando la 'sicurezza'.

Riemerge - non solo in Europa - in forme nuove quanto aveva portato alle deportazioni del '900. Non si affrontano i problemi né si cercano forme di convivenza fra le varie culture e religioni, ma si persegue l'utopia di sradicarli e nasconderli. Quando si fa così (lo dice la storia dell'umanità) si dimostra solo la nostra debolezza e si esaltano i nostri egoismi.

Di questi tempi la Chiesa e le varie manifestazioni cristiane (quando richiamano coerenza - anche civile - con la Parola) vengono combattute con violenza e prepotenza dai cultori dell'homo homini lupus e delle élites meritocratiche accompagnate dalle limitazioni strutturali della mobilità sociale. Mai tante guerre civili 'fredde' e 'calde', figlie di intolleranza ed isolamento. Ancora tanta schiavitù, gestita ed alimentata.

Dobbiamo - tutti - rimboccarci nuovamente le maniche dovunque si abiti o siamo stati allevati.

Nessun commento: