martedì 24 marzo 2009

• Lavoratori inglesi contro lavoratori italiani

Proteste contro l'arrivo di lavoratori italiani e portoghesi sul sito della raffineria Lindsey Oil, nell'est dell'Inghilterra, in conseguenza di una gara di appalto regolare. Sono arrivati circa 300 specialisti del gruppo siracusano Irem. Le maifestazioni si estendono a macchia d'olio in tutto il Regno Unito. Per il terzo giorno, i lavoratori hanno incrociato le braccia nel sito del Lincolnshire ma altre centinaia sono in sciopero in Scozia, in Galles e in altre regioni dell'Inghilterra. E per il ministro dell'Ambiente, Hilary Benn, gli inglesi inferociti "hanno diritto ad avere una risposta". Sugli striscioni dei manifestanti si legge: 'Gli italiani rubano i nostri posti'
Il problema della sopravvivenza e del mantenimento /ricerca del posto di lavoro sta diventando ogni giorno più drammatico in ogni parte del mondo. Sempre più spesso assistiamo a 'guerre' fra poveri, tra persone e famiglie che cercano affannosamente un gavitello, cui fare riferimento per disporre di un approdo sicuro. La superficialità con la quale in Italia si era mediaticamente esaltata, come primo atterraggio 'morbido', la riduzione della detassazione degli straordinari si è rivelata per quello che era.
Il livello al quale stiamo arrivando e dal quale dobbiamo uscire il prima possibile (se vogliamo alimentare la speranza di una ripresa e di una crescita), è quello della banalizzazione dei fenomeni; e quello di procedere con sempre maggior decisione a riforme strutturali come quella recente dell'accordo quadro per le relazioni industriali e per la contrattazione. Questa riforma strategica è stata un momento ineludibile in previsione di un auspicato lancio di una proposta organica per l'occupazione ed il salario di sopravvivenza; se maggioranza ed opposizione mostreranno coraggio e chiarezza strategica (ma, stando ai numeri del Parlamento, soprattutto la maggioranza considerando che la minoranza questo richiede da tempo come urgente e necessario). Ogni giorno la situazione si avvita sempre più su se stessa e fratture e tensioni nel tessuto sociale aumentano esponenzialmente, come dimostra quanto accade in Gran Bretagna in questi giorni.
Già si sente girare voce che non solo all'interno dell'Europa, ma anche all'interno dei singoli Paesi (qualche voce anche in Italia), si devono porre dei limiti territoriali per l'intercettazione della manodopera occorrente, qualificata e non.
Penso ai cartelli 'terribili' del dopoguerra posti all'ingresso di alcuni bar di Torino e Milano: Vietato l'ingresso ad animali e meridionali. Questa guerra fra poveri, che l'episodio inglese richiama, deve essere ad ogni costo evitata. Ne va della sopravvivenza di un minimo di solidarietà fra chi sta peggio e non vede spiragli per il futuro. Il crac sociale non è solo una ipotesi; se continua il ritardo o l'assenza di iniziative per il bene comune.
La bufera nella quale ci troviamo è figlia di tutti coloro che hanno 'sminestrato' le dinamiche finanziarie (traendone vantaggi personali ed inducendo il crollo drammatico di questi mesi). L'homo homini lupus tanto invocato negli anni passati, anche nel nostro paese, frutto di un mercato senza regole o quasi nulle, non poteva che portare a questi risultati. È urgente tornare a fare politica (quella vera non quella con battute da cabaret) ed a farla finita con campagne elettorali permanenti, tipiche del grillismo salottiero.


Richiamo alla prima pubblicazione del 31 gennaio 2009

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