domenica 25 ottobre 2009

• Riscoprire la bellezza della condivisione e della capacità di prenderci cura gli uni degli altri.

Leggo sulla agenzia S.I.R. (Servizio Informazione Religiosa) di Venerdi 23 Ottobre 2009 l'annuncio del messaggio che la CEI ha predisposto per la giornata per la vita 2010. Forma e contenuti nei quali mi riconosco completamente e che ritengo debbano avere un posto prioritario nel nostro agire da cristiani a contatto quotidiano con chi non lo è o lo è tiepidamente. La Nota recita: «Ogni vita, scrive il Consiglio permanente Cei nel messaggio reso noto oggi per la 32a Giornata per la Vita (7 febbraio 2010), “è degna di essere vissuta anche in situazioni di grande povertà. L’uso distorto dei beni e un dissennato consumismo possono, anzi, sfociare in una vita povera di senso e di ideali elevati, ignorando i bisogni di milioni di uomini e di donne e danneggiando irreparabilmente la terra, di cui siamo custodi e non padroni. Del resto, tutti conosciamo persone povere di mezzi, ma ricche di umanità e in grado di gustare la vita, perché capaci di disponibilità e di dono”. Nel messaggio (www.agensir.it - documenti) si aggiunge che “anche la crisi economica che stiamo attraversando può costituire un’occasione di crescita. Essa, infatti, ci spinge a riscoprire la bellezza della condivisione e della capacità di prenderci cura gli uni degli altri. Ci fa capire che non è la ricchezza economica a costituire la dignità della vita, perché la vita stessa è la prima radicale ricchezza, e perciò va strenuamente difesa in ogni suo stadio, denunciando ancora una volta, senza cedimenti sul piano del giudizio etico, il delitto dell’aborto”. “Sarebbe assai povera ed egoista – afferma nel messaggio il Consiglio permanente della Cei - una società che, sedotta dal benessere, dimenticasse che la vita è il bene più grande. Del resto, come insegna il Papa Benedetto XVI nella recente Enciclica Caritas in veritate, “rispondere alle esigenze morali più profonde della persona ha anche importanti e benefiche ricadute sul piano economico” (n. 45), in quanto “l’apertura moralmente responsabile alla vita è una ricchezza sociale ed economica” (n. 44)”. I vescovi del Consiglio permanente così concludono: “Proprio il momento che attraversiamo ci spinge a essere ancora più solidali con quelle madri che, spaventate dallo spettro della recessione economica, possono essere tentate di rinunciare o interrompere la gravidanza, e ci impegna a manifestare concretamente loro aiuto e vicinanza. Ci fa ricordare che, nella ricchezza o nella povertà, nessuno è padrone della propria vita e tutti siamo chiamati a custodirla e rispettarla come un tesoro prezioso dal momento del concepimento fino al suo spegnersi naturale”.»

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