sabato 19 dicembre 2009

• «Caro Gigi, perdonaci»


In momenti tanto 'deboli' quanto i presenti, un messaggio come quello di mons. Paolo Razzauti (il vicario per la città) ci aiuta a non guardare passivi - dalla finestra - quello che accade (di bello, quasi bello e brutto), ci ricorda il diritto/dovere alla partecipazione comunitaria, al superamento della superficiale osservazione e dell'indifferenza. Tanto più in questi giorni nei quali siamo chiamati a celebrare il dono della vita.

Purtroppo sono tra coloro che, passando per le strade della città, anch'io ho solo osservato Gigi. Non molto di più. Anch'io mi debbo scusare con lui e con i tanti che sono avvolti quotidianamente nella precarietà e nell'incertezza e che non ho saputo riconoscere.
Non credo che potrei farlo meglio se non con le parole di don Paolo. Affonda infatti le sue radici in una amicizia 'vera', di quelle che parole e forme letterarie non possono soffocare; in una dimensione comunitaria di cui si sente parte 'partecipante' e 'viva'. La riflessione è titolata dal TIRRENO DEL 18 dicembre u.s.: «Sei morto da solo. Caro Gigi perdonaci». «Cominciasti a frequentare la Parrocchia, ma già da allora facevi fatica ad integrarti con gli altri ed a vivere le diverse esperienze che ti venivano offerte. Facevi il chierichetto ma eri vivace (ricordi quando facesti scoppiare, durante una celebrazione, dei petardi sotto l'altare?), ti rimproveravo e tu, con quel faccione da buono cercavi di riconquistarmi mettendo in mostra la tua forza (ricordi quando dodicenne alzasti in aria un cassonetto della spazzatura?). Il petardo, il cassonetto .... non erano bravate, era il tuo modo di dimostrare la tua presenza, il tuo essere vicino, il tuo affetto! Poi continuasti a crescere ma le difficoltà familiari e la frequentazione di amicizie non proprio sane, ti portarono sulla strada, ti fecero divenire "barbone", ti fecero un "disadattato". Cominciò per Te un periodo di accattonaggio, durante il quale, per motivi non gravissimi hai soggiornato più volte in carcere. Venivi e chiedevi; cercavi di farmi intendere che saresti andato in qualche parte d‘Italia a lavorare, ma poi il giorno dopo eri di nuovo alla porta. Quante volte abbiamo discusso! una volta ho preso anche un "cazzotto" da Te, ma da Gigi accettavo tutto. In una mia visita al carcere ti incontrai recluso e iniziammo un dialogo nuovo; mi dicevi che volevi cambiare vita, ma poi non ce la facevi. Ricordo ancora quando mi chiedevi della tua Mamma ed io non sapevo che cosa rispondere perché era morta da qualche settimana,-finché con I'assistente sociale non decidemmo che fossi io a comunicarti la notizia.- in quel momento ti prese un forte tremito e ti buttasti al mio collo piangendo: in quell'abbraccio sentii non il "barbone" ma l’uomo pieno di sentimenti, di quei sentimenti che in tanti momenti avevi manifestato con la forza, ma che in quel momento manifestavi con un pianto pieno di umanità. In questi ultimi mesi non ti avevo più incontrato e quando ho saputo della tua morte, sono rimasto male.- sei morto da solo, forse per il freddo, forse per un malore, ma sei morto da solo. Scusami Gigi, scusaci: noi siamo preoccupati di discutere se è giusto appendere un crocifisso alle pareti delle scuole o degli ospedali, e non ci accorgiamo che ci sono tanti "crocefissi" come Te, che nessuno guarda o considera. Scusami Gigi se non ho fatto tutto quello che potevo fare, ma noi siamo preoccupati a discutere di questioni relative e non abbiamo tempo per riflettere e risolvere i grossi problemi di persone come te. Caro Gigi, tu non avevi fatto una scelta di vita, ma le circostanze ti avevano quasi costretto a fare una vita del genere; è vero che diverse volte ti erano state date occasioni di lavoro e tu non le avevi mantenute; ma forse più che un lavoro Tu avevi bisogno di qualcuno che camminasse con Te e ti aiutasse a maturare. Gigi, mi auguro che la tua morte non sia inutile, ma sia il seme che cade in terra e dà molto frutto. Mi auguro che la tua morte aiuti me e tutta la nostra Città a cessare di discutere di questioni relative e che possiamo riuscire ad affrontare i problemi che riguardano il rispetto di ogni persona, chiunque essa sia. Nessuno di noi può arrogarsi il diritto di emarginare o respingere qualcuno, ma tutti noi abbiamo il dovere di accogliere tutti e soprattutto i più poveri e bisognosi. Ed allora Buon Natale Gigi: certamente sarà il più bello della tua vita!»

2 commenti:

Ettore ha detto...

Mi ha colpito il "sei morto da solo caro Gigi".Perchè il caso,purtroppo,non è unico in questi tempi che,spesso,ci fanno dimenticare chi è abbandonato alla propria solitudine.Ho,comunque,apprezzato quanto dichiarato da Mons.Razzauti.Perchè,da parte sua ,aveva tentato,in qualche modo ,di aiutare il poveretto.Mentre,il piùdelle volte,in tanti,si preferisce "guardare passivi dalla finestra". A tragedia avvenuta a ben poco serve scusarsi con la vittima se,dal caso,non si trae lezione per non cadere più nel peccato di omissione.Le nostre e le tue,caro Ettore, sarebbero lacrime di coccodrillo ,se il caso si ripetesse.Stai tranquillo,(si fa per dire),che presto ,purtroppo, non mancherà altra occasione per piangere una vittima della nostra indifferenza.Non occorre essere indovini per dare nome e cognome al novello "Gigi".Mi riferisco all'ex vigile capellone Paolo Cardosi,che licenziato ,dal Comune ,negli anni ' 70 non è stato,ancora,riassunto,nè indennizzato,nonostante l'obbligo derivante dalla sentenza della Cassazione.
E' dei giorni scorsi,poi,il suo arresto per resistenza a pubblico ufficiale ,nel corso dello sfratto a seguirto della vendita della sua casa,(per un debito di soli 9000 euro).Rilasciato dal carcere delle "sughere" dorme,ora,all'aperto senza che nessuno,dico nessuno , di quelli che avranno o non avranno lacrime per piangerlo ,(se gli accadrà qualcosa di grave),si è mosso per dargli,almeno provvisoriamente, un tetto .Quante belle parole abbiamo formulato e scambiato durante il periodo natalizio con tanti buoni propositi.Parole al vento,caro Ettore,se nessuno di noi,poi,si muove sul pano concreto.Più o meno paghi dell'avrer detto ieri "povero Gigi". e,domani "povero Paolo".

Andrea Jardella

Ettore ha detto...

Il commento precedente è stato rilasciato da Andrea Jardella. iarandre@alice.it
Oggetto: R: Caro Gigi perdonaci
Data: 05 gennaio 2010 12:05:46 GMT+01:00