In questi giorni tra TV, giornali e riviste si è scatenato tutto il gota dei fondamentalismi, di varia colorazione ed entità. Il caso della Englaro e della sua famiglia ci sta interpellando, (tutti: credenti e non credenti) da ogni punto di vista. Ci sta ponendo interrogativi (qualche volta sopiti) sulla nostra fragilità e sul momento nel quale cessiamo il nostro percorso (terreno, per chi ha fede).
Abbiamo - tutti - bisogno di conoscere sempre di più (per quanto umanamente possibile) . Abbiamo bisogno di ascolto qualificato e di silenzio.
È in questo delicatissimo momento, però, che si innescano quelle che a me sembrano le speculazioni più artificiose ed ignobili. C'è chi cerca caparbiamente di riaffermare un laicismo pregiudiziale o un ipse dixit per le proprie convinzioni di fede e cerca di imporle a tutti, convinti o meno (senza alcun rispetto per il libero arbitrio di cui siamo comunque portatori, qualsiasi lettura se ne faccia).
C'è chi strumentalizza la Chiesa in maniera indecente per fini personali o di gruppo. C'è chi cerca di fare dimenticare proprie fragilità ed incapacità politiche e progettuali alzando la voce su questo dramma; di camuffare l’obiettivo di un nuovo equilibrio di potere nella istituzioni, funzionale alla sua aspirazione presidenzialista e propone addirittura salti all'indietro secolari. Il solito ‘qualcuno’ in questi giorni ha fatto perfino una scoperta (e sembra crederci per come la esterna in TV!): i cattolici impegnati in politica nel 1948 avevano assunto all'assemblea costituente come modello la Costituzione sovietica!!! Quanto meno De Gasperi, La Pira, Tambroni, Gronchi, De Nicola, Einaudi - per citarne solo alcuni - si rivoltano nella tomba.
Qualche 'leader' si atteggia a nuovo crociato in caccia del voto (soprattutto di matrice cattolica), dimenticando i più vergognosi atteggiamenti contro la dignità dell'Uomo proclamati solo qualche giorno fa con le norme anti-immigrati o usando quotidiane battute da "barrino sottocasa" con le quali ironizzare su debolezze e povertà. In ciò imitando chi sostiene contemporaneamente la necessità della pena di morte ed il No all'aborto (o viceversa), in Italia e fuori d'Italia.
Non è - non può - essere il momento delle forzature. Non è il momento dello scontro fra i bianchi e i neri o i rossi, delle fazioni contradaiole alla senese. È il momento della responsabilità e della riflessione, di essere uomini tra gli uomini portatori degli stessi diritti e degli stessi doveri, che nessuno può esercitare da solo ma può farlo correttamente nella societas, insieme agli altri comunque si chiamino.
Richiamo alla prima pubblicazione del 9 febbraio 2009
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