Richiamammo due momenti: sussidiarietà e solidarietà. “Non interventi assistenziali, ma interventi che garantissero: riconoscere - sostenere - promuovere/favorire - aiutare concretamente la famiglia senza sostituirsi ad essa in nome dell'aiuto dato.” “Necessità ed urgenza che la collettività si facesse carico dei propri membri più deboli, senza tuttavia rinunciare al loro protagonismo, pena l'attivazione di politiche solo assistenziali, che vedono le persone o le famiglie in difficoltà solo come destinatari passivi.” Richiamavamo la necessità di “associarsi per diventare soggetto collettivo, capace di realizzare servizi, svolgere attività di sensibilizzazione, formazione, auto e mutuo aiuto”, che necessariamente prevede “spazi di consultazione, di ascolto e di sostegno”.
Tra l’altro affermavamo: “La famiglia deve essere considerata destinataria delle attenzioni e delle scelte propriamente di "politica familiare locale".” Avendo chiaro che tale politica non doveva escludere “altri interventi su situazioni specifiche di difficoltà sociale (figli delle coppie di fatto, diritti degli individui nelle unioni libere, ecc....), ma che dovevano essere ridefiniti e presi in carico all'interno del quadro della "tutela dei diritti delle persone".
Negli esempi indicavamo la priorità dell’adozione di un indice d'equità familiare, che permetta di ripartire i carichi impositivi e tariffari fra le famiglie, non solo in senso verticale (per classi di reddito), ma anche in senso orizzontale (tra nuclei familiari più "pesanti" e altri meno gravosi dal punto di vista della struttura dei bisogni). Uno strumento, quindi, che non servisse soltanto per fare "sconti" alle famiglie più povere, ma per stabilire delle quote contributive eque per e fra tutte le famiglie.
Ad oggi - ed è trascorsa una intera legislatura - tutto tace. Tuttavia apprendiamo che in Emilia, a Parma, ci stanno provando seriamente a partire dal 2010. Inutile dire il nostro augurio di un buon camino nel rifiuto di ogni gratuito nominalismo.
AVVENIRE - 13 ottobre 2009
La svolta di Parma: dall'anno prossimo ci sarà il «quoziente familiare» comunale
1 commento:
VITA.IT 13 ottobre 2009
FAMIGLIA. Parma ha il quoziente familiare
di Sara De Carli
Sarà la prima città in Italia a introdurre un correttivo dell'Isee per creare tariffe su misura per ogni famiglia
Dal 2010 a Parma ci sarà il quoziente familiare. Per la prima volta in Italia, dopo anni di dibattiti e di promesse (incluse quell di Berlusconi) le tariffe dei servizi comunali, dalla pattumiera all'asilo nido saranno calcolate su misura in base alla composizione del nucelo familiare.
La novità è stata voluta dal Comune di Parma ed elaborata dall'Agenzia per la Famiglia del Comune stesso in collaborazione con la consulta delle associazioni familairi, il Forum e l'apporto tecnico dell'Università. Da dicembre partiranno le revisioni dei regolamenti di accesso ai servizi per utilizzare come criterio un Isee corretto dal nuovo quoziente. Il sindaco di Parma, Pietro Vignali, ha orgogliosamente parlato di "quoziente Parma": «una grande novità, non solo perché è il primo esempio in Italia ma anche perché riconosce alla famiglia il lavoro che quotidianamente svolge in campo educativo, di cura, di coesione sociale».
A risparmiare saranno, in modo proporzionale, tutte le famiglie: secondo le simulazioni del Comune, solo per l’asilo nido resteranno in tasca alle famiglie fino a 60 euro. L’impatto maggiore però sarà sulle famiglie numerose: se per l’Isee infatti il primo figlio pesa 0,47 e ogni figlio in più vale sempre meno, nel “quoziente Parma” si parte da 0,60 per salire a 0,80. Peso diverso avrà anche un familiare invalido, specie se over 75. Già a luglio l'Associazione Nazionale Famiglie Numerose aveva eletto Parma “città amica della famiglia".
Posta un commento