domenica 25 ottobre 2009
• Riscoprire la bellezza della condivisione e della capacità di prenderci cura gli uni degli altri.
martedì 13 ottobre 2009
• Famiglia e Comunità locale
Richiamammo due momenti: sussidiarietà e solidarietà. “Non interventi assistenziali, ma interventi che garantissero: riconoscere - sostenere - promuovere/favorire - aiutare concretamente la famiglia senza sostituirsi ad essa in nome dell'aiuto dato.” “Necessità ed urgenza che la collettività si facesse carico dei propri membri più deboli, senza tuttavia rinunciare al loro protagonismo, pena l'attivazione di politiche solo assistenziali, che vedono le persone o le famiglie in difficoltà solo come destinatari passivi.” Richiamavamo la necessità di “associarsi per diventare soggetto collettivo, capace di realizzare servizi, svolgere attività di sensibilizzazione, formazione, auto e mutuo aiuto”, che necessariamente prevede “spazi di consultazione, di ascolto e di sostegno”.
Tra l’altro affermavamo: “La famiglia deve essere considerata destinataria delle attenzioni e delle scelte propriamente di "politica familiare locale".” Avendo chiaro che tale politica non doveva escludere “altri interventi su situazioni specifiche di difficoltà sociale (figli delle coppie di fatto, diritti degli individui nelle unioni libere, ecc....), ma che dovevano essere ridefiniti e presi in carico all'interno del quadro della "tutela dei diritti delle persone".
Negli esempi indicavamo la priorità dell’adozione di un indice d'equità familiare, che permetta di ripartire i carichi impositivi e tariffari fra le famiglie, non solo in senso verticale (per classi di reddito), ma anche in senso orizzontale (tra nuclei familiari più "pesanti" e altri meno gravosi dal punto di vista della struttura dei bisogni). Uno strumento, quindi, che non servisse soltanto per fare "sconti" alle famiglie più povere, ma per stabilire delle quote contributive eque per e fra tutte le famiglie.
Ad oggi - ed è trascorsa una intera legislatura - tutto tace. Tuttavia apprendiamo che in Emilia, a Parma, ci stanno provando seriamente a partire dal 2010. Inutile dire il nostro augurio di un buon camino nel rifiuto di ogni gratuito nominalismo.
AVVENIRE - 13 ottobre 2009
La svolta di Parma: dall'anno prossimo ci sarà il «quoziente familiare» comunale
giovedì 1 ottobre 2009
• Cattolici: occorre una nuova stagione di autonomia e la conferma del rifiuto dell'isolamento.
In relazione al doloroso caso Boffo, Gianfranco Brunelli, nel suo editoriale per IL REGNO nota con lucidità che lo scontro tra la Cei e Berlusconi ha segnato la fine di una linea politica che aveva pesantemente portato a forme di subalternità della Cei e,di fatto, il disconoscimento dei cattolici democratici da parte delle gerarchie ecclesiastiche. Una stagione nuova, anzi antica, s’avvia nel rapporto tra Chiesa e politica in Italia.
L’attacco del direttore de IL GIORNALE, Feltri, al direttore di Avvenire «è stato portato nell’ambito della controffensiva berlusconiana avviata da Il Giornale sul tema dei “falsi moralisti-moralizzatori”, per rispondere al cosiddetto sexgate che ha coinvolto il premier. Appena nominato direttore, Feltri ha attaccato dapprima Gianni Agnelli e la Fiat, poi De Benedetti-Repubblica, quindi Boffo-Avvenire, e da ultimo Fini. Il colpo a Boffo, come ha evidenziato l’ex segretario della CEI, mons. Giuseppe Betori, ha avuto il significato di un avvertimento ai vescovi italiani, affinché restassero fuori dagli attacchi a Berlusconi.» La testa dell’agnello mozzata sulla porta d’ingresso del luogo del potere inviso. «Come si è compreso in corso d’opera, l’avvertimento berlusconiano del Giornale, metteva in discussione anche le precedenti garanzie legislative su scuola privata e biotestamento offerte dal governo alla CEI. La campagna politico-giornalistica contro i «falsi moralizzatori», oltre a essere un avviso politico-finanziario agli interessati, mirava e mira a stabilire presso l’opinione pubblica un principio di fatto: la generalità del comportamento immorale. Nessuno ha le carte in regola per fare la morale a Berlusconi. Siccome nessuno è senza peccato, nessuno è autorizzato a stigmatizzare moralmente Berlusconi, o a cercare d’indebolirlo politicamente a partire dalle sue abitudini private. Non sul piano della morale pubblica, se il mitico Agnelli o il candido direttore di Repubblica sono, secondo Il Giornale, pesanti evasori fiscalI; non sul piano della morale personale, se il direttore del giornale dei vescovi è stato condannato
dal tribunale di Terni per un caso di molestie telefoniche.»
È urgente una nuova stagione di autonomia per il laicato cattolico, Sul quotidiano EUROPA Massimo Faggioli si chiede: « cosa hanno in mente i cattolici italiani per l’apertura di una nuova stagione?» «La gerarchia cattolica italiana «ha sperimentato in modo traumatico, col “caso Avvenire”, il passaggio dal matrimonio di convenienza, alla cattività berlusconiana, alla necessità di una nuova libertà.
Infatti, il messaggio trasversale lanciato da Berlusconi alla chiesa italiana è la prova che, nella cultura politica delle “nuove destre” populiste e individualiste, la chiesa cattolica rischia di far la fine di una lobby, la cui influenza è legata alla convergenza di interessi e non alla capacità di parlare alle coscienze.» Non sono i concordati a garantire la libertà della chiesa e la vitalità della fede. È chiaro che nell’Europa multireligiosa e multiculturale del secolo XXI, comporta enormi sfide culturali e politiche. «Il teologo americano H. Richard Niebuhr ricordava, nell’ormai classico Christ and Culture (1951): “Nel nostro tempo presente prendiamo decisioni sulla base della libertà e della fede. Prendiamo decisioni sulla base della libertà perché dobbiamo decidere. Non siamo liberi di non decidere”.» Ancora una volta si prende atto - da parte della gerarchia e della cultura cattolica - della tendenza alla permanente insoddisfazione verso chi gestisce concretamente il potere civile . Aggiunge Faggioli: «Il momento attuale richiede una ripresa di responsabilità da parte del laicato cattolico: responsabilità che gli è teologicamente propria, politicamente dovuta, e non concessa per buona condotta.» «Una delle maggiori tentazioni per i cattolici italiani sarebbe quella di rifugiarsi in una sorta di agnosticismo: sia nei confronti della politica, sia sul versante dei rapporti tra chiesa e politica. Un agnosticismo che è solo un’altra versione – non meno pericolosa – del populismo dell’anti-politica.»