
Sul quotidiano LA REPUBBLICA, dell’11 agosto leggo che: «I docenti di religione cattolica non possono partecipare "a pieno titolo" agli scrutini ed il loro insegnamento non può avere effetti sulla determinazione del credito scolastico: a stabilirlo è il Tar del lazio, che con la sentenza n. 7076 ha accolto i ricorsi presentati, a partire dal 2007, da alcuni studenti, supportati da diverse associazioni laiche e confessioni religiose non cattoliche, che chiedevano l'annullamento delle ordinanze ministeriali firmate dall'ex ministro Giuseppe Fioroni e adottate durante gli esami di Stato del 2007 e 2008.»
Osservo che si tratta di una sentenza (che sia valida giuridicamente, o meno) che non può che lasciare perplessi. La laicità è una cosa seria, non una forzatura giuridica. Di fatto la sentenza afferma che: la religione è un optional formativo e che in nome della non discriminazione dei pochi si discriminano i molti. Cascami di una cultura fondamentalista dell’individualismo che sta minando le basi etiche della convivenza civile. E se ne vedono ogni giorno i risultati. Il dialogo ‘positivo’ tra diversi può far trovare il percorso giusto. Risollevare, oggi come ieri, antichi steccati ottocenteschi, degli uni e degli altri, non serve a nessuno.
Sono confortato in questa opinione dalla presa di posizione di mons. Coletti, oggi vescovo di Como e Sondrio nonché presidente della Commissione episcopale per l’educazione cattolica. Leggo, infatti: « Si tratta di una decisione che danneggia la laicità ed è sintomo del "più bieco illuminismo che vuole la cancellazione di tutte le identità".» Monsignor Coletti «ha definito la sentenza particolarmente pretestuosa e ha riaffermato che l'insegnamento della religione cattolica è parte integrante della conoscenza della cultura italiana, e in questo senso va inteso nel sistema scolastico italiano, non come percorso confessionale individuale. "Non si tratta di un insegnamento che va a sostenere scelte religiose individuali: ma di una componente importante di conoscenza della cultura di questo Paese, con buona pace degli irriducibili laicisti e purtroppo dobbiamo dire con buona pace anche dei nostri fratelli nella fede di altre confessioni cristiane".»